La città

I documenti più antichi che parlano di Fabriano sono del XI secolo. La città nasce da due rocche Longobarde poste una di fronte all’altra, definite “ambo castra Fabriani”. Un forte insediamento militare e strategico posto a guardia delle vie di transito che attraversano da est a ovest gli Appennini. Quando viene fondato nella zona esistono tre antichi municipi romani: Attidium, Sentinum, Tuficum. Insediamenti che hanno subito, a più riprese, le ondate dei barbari invasori e poiché era consuetudine dei signori longobardi accettare le popolazioni di origine romana, gli abitanti migrano nella nuova dinamica realtà. Quel presidio militare - sorto intorno al 700 d.C. - si sviluppa in modo straordinario e diviene la città più grande e potente del territorio. Dai i valichi montani più agevoli della lunga catena dei monti Appennini, dalle gole che tagliano gli aspri massicci calcarei, dai diverticoli della via Flaminia, convergono su Fabriano antichi percorsi che collegavano Roma, Firenze, Siena, Perugia, al porto di Ancona, a Costantinopoli, al Santuario della Madonna nera di Loreto, alla Terra Santa.

Un formidabile crocevia economico e culturale, dal quale transitano eserciti, merci, e pellegrini. Qui nel 1209 giunge San Francesco nel suo primo viaggio di evangelizzazione fuori da Assisi, lasciando tracce e testimonianze straordinarie.

Dal 1200 le glorie della città sono legate alla carta, produzione celeberrima che porta il nome di Fabriano in tutto il mondo; al lavoro dei fabbri, che danno il nome alla città; alla rivoluzione industriale del secondo dopoguerra con uno dei poli dell’elettrodomestico più grandi d’Europa.

Non a caso Fabriano è stata nominata il 18 ottobre 2013 Città Creativa UNESCO per il Network Crafts and Folk art, sezione Artigianato e Arti e Tradizioni popolari. Queste eccellenze produttive hanno posto in ombra altre particolarità di un territorio bello e sostanzialmente incontaminato. Dalle squisitezze gastronomiche come il raffinato “salame di Fabriano” presidio Slow Food, ai gustosi insaccati “soppressato” e “ciavuscolo”, al Verdicchio, vitigno autoctono dal quale si ricavano eccellenti vini D.O.C.

Nella città del pittore Gentile, il più alto esponente del “gotico internazionale”, si possono ammirare altre insospettate pregevolezze artistiche, frutto di una scuola locale di altissimo valore e dei migliori artisti che da Roma e Firenze si recavano al Santuario di Loreto. Opere d’arte uniche, disseminate in una città antica, con un'estetica urbana che non può essere iscritta all'urbanistica, ma ad una costruzione del centro abitato come “opera d'arte”.

Il territorio

"Il territorio Fabrianese, che novera 8 castelli e 23 villaggi, con un perimetro di 110 km circa, ha la forma di un triangolo scaleno a lati mistilinei, tranne quello che volta a ponente il quale presenta una linea presso che retta… " così scrive nel 1873 Oreste Marcoaldi nella sua “Guida e statistica della città e Comune di Fabriano”.

Il libro è una pietra miliare nella storia della “città della carta” e fotografa con precisione e dovizia di particolari il centro principale ed il suo vasto territorio. Alla fine del 1800 Marcoaldi descrive una terra di confine ricca di attività produttive, agricoltura, allevamento e pastorizia. Un territorio posto nel cuore verde dell’Italia, già famoso nel Medioevo per la salubrità dell’aria e la bontà delle acque. Un luogo che vanta la concentrazione di abbazie e priorati benedettini più grande d’Europa e due Santi – San Romualdo e San Silvestro – riformatori e fondatori di congregazioni monastiche, tanto che Fabriano è stata definita “la città più benedettina del mondo”.

Questo connubio di spiritualità e paesaggio naturale confina con i parchi “Gola della Rossa – Frasassi” e del “Monte Cucco”, traguarda il parco nazionale dei monti Sibillini e conta ben 27 aree protette. Oltre alla consistente vegetazione spontanea e alla ricca fauna appenninica vi sono razze di allevamento autoctone: la razza bovina marchigiana allevata nei pascoli montani dalle sane ed ottime carni perché naturalmente resistente alle malattie ed agli ectoparassiti non ha bisogno di antibiotici; la pecora di razza fabrianese, al pari dell’altra adatta all’allevamento montano e dalle ottime carni; il maiale degli Appennini Umbro Marchigiani, antichissima razza di colore nero con cinta chiara (diverso dal cinta senese) che pochi e selezionati allevatori stanno riportando in zona.

Una realtà quasi sconosciuta, a poca distanza dalle Grotte di Frasassi (il cui ingresso naturale è nel comune di Fabriano) e dalle città di Assisi e Gubbio. Il suo DNA industriale ha fatto rimane Fabriano fuori dalle usuali rotte turistiche, forse per questo risulta più vera e genuina. Un luogo dove le dolci colline marchigiane lasciano il posto alle cime montane, alle piccole valli, ai valichi appenninici dove prati, boschi e acque incontaminate hanno miracolosamente resistito al grande sviluppo industriale ed artigianale che è nella natura delle genti dell’Alta Valle dell’Esino.


Giampaolo Ballelli.


Per maggiori informazioni sui luoghi da visitare, dove alloggiare o dormire vi rimandiamo alla pagina Fabriano Turismo.